In questa puntata di Connection partiamo da un avvertimento molto importante arriva da Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli sotto scorta dal 1989. Gratteri è uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla ‘ndrangheta e secondo lui i social media sono diventati un terreno fertile per la camorra, che li usa sia per ostentare ricchezza che per attirare nuovi adepti, soprattutto tra i giovani.
Gratteri: “TikTok è la vetrina delle mafie”
Il procuratore ha definito TikTok “la vetrina delle mafie”, raccontando come i boss mostrino la loro vita lussuosa mandando così un messaggio di sfida alla legge. I camorristi mostrano poi scene di vita criminale, atti di violenza, intimidazione e spaccio. Vengono inoltre esaltati i boss e la loro “filosofia” di vita, basata sulla ricchezza facile e il potere.
La lotta dello Stato ai social camorristi
Sui social si mostra un mondo affascinante per i giovani esaltando un modello di vita falso e illusorio. Le autorità stanno studiando la questione e capire come contrastare la diffusione di messaggi criminali.
Come la camorra usa i social
In alcuni video i parenti di un killer lo esaltano sui social, in altri vengono presi di mira i collaboratori di giustizia o in altri ancora si inneggia a un boss della zona
Sui social i messaggi in codice della camorra
Secondo Gratteri “I giovani oggi utilizzano TikTok e Facebook per confezionare clip e mandare messaggi emulativi o di altro tipo, anche attraverso le canzoni neomelodiche, talvolta il rap serve per irretire e mandare messaggi in codice alle altre cosche”, spiega il magistrato.
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