Pericolosi teppisti, “ecovandali” come sono stati definiti dal Governo Meloni che per bloccare le loro iniziative ha varato un pacchetto di misure molto severe, oppure eroici paladini dell’ambiente che pur di sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica su un tema delicato come la tutela dell’ambiente sono pronti a rischiare la propria libertà?
Ruota attorno a questo dilemma dai contorni quasi amletici il dibattito sulle iniziative di protesta, pacifica ma al contempo eclatante, messe in campo dagli attivisti di “Ultima Generazione”: i responsabili di questi veri e propri bliz agendo con vernici lavabili, zuppe e pomodori su monumenti e opere storiche oppure bloccando il traffico nelle principali arterie urbane, da diversi mesi si rendono responsabili di azioni che suscitano l’indignazione di vari gruppi di persone tra cui automobilisti, lavoratori, amanti dell’arte e cittadini comuni.
Questi atti, concepiti per richiamare l’attenzione dei media – e di conseguenza dei cittadini – senza provocare danni permanenti, nascono dall’esigenza di sensibilizzare la classe dirigente italiana in ambito politico e imprenditoriale sulla necessità di adottare provvedimenti più coraggiosi in materia di tutela dell’ambiente, nel rispetto tra l’altro degli impegni sottoscritti anche dall’Italia a livello internazionale.
Del resto le azioni che “Ultima Generazione” mette in campo vanno contestualizzate in uno scenario allarmante: per la prima volta nella storia, abbiamo superato per 12 mesi consecutivi la soglia critica di +1.5° della temperatura media globale, provocando cambiamenti irreversibili e accentuando l’imprevedibilità e la violenza degli eventi atmosferici estremi.
Ai temi di rilevanza più globale come i cambiamenti climatici, si aggiungono tutte le forme di inquinamento che l’uomo perpetra quotidianamente: quello dei suoli con i metalli pesanti, composti chimici e pesticidi, oltre alla contaminazione delle falde acquifere e dell’aria, contribuisce ulteriormente a questo scenario preoccupante. Le proteste degli ambientalisti non piacciono a tutti e anche a livello politico c’è chi ridimensiona l’urgenza e critica le modalità: non a caso, dopo gli ultimi blitz ai danni di palazzi delle istituzioni e luoghi o simboli artistici, l’esecutivo su iniziativa del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ha subito varato una legge per punire proprio i cosiddetti “ecovandali”, con un inasprimento delle pene fino a cinque anni di carceri e il pagamento di sanzioni per decine di migliaia di euro.
Un giro di vite che soddisfa forse le problematiche relative all’ordine pubblico ma non tiene minimamente conto delle motivazioni che spingono questi giovani attivisti a rischiare in proprio per veicolare il loro messaggio di tutela dell’ambiente. E del resto, dopo mesi di blitz e manifestazioni, stanno iniziando i processi dove talvolta i giudici assolvono (molto raramente) oppure condannano gli ambientalisti alla sbarra ma riconoscendo nel loro impegno civile una sorta di attenuante rispetto alle violazioni di legge.
L’ultimo caso è avvenuto ieri in tribunale a Roma: i tre protagonisti del blitz avvenuto a inizio gennaio contro Palazzo Madama (ricorderete la facciata del Senato imbrattata di colore arancione con una vernice lavabile che venne ripulità il giorno dopo) sono stati condannati a 8 mesi di carcere, con la sospensione della pena, e al pagamento di una provvisionale di 60mila euro. Una vittoria morale? Forse sì ma per i volontari di “Ultima Generazione” non cambierà nulla come conferma, in questa puntata di Extra, proprio Davide Nensi che ospite di Claudio Micalizio conferma l’intenzione di tornare presto in azione anche a costo di subire nuovi processi pur di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana.