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L’Italia invecchia ma è un paese per vecchi? Per gli operatori sanitari rischiamo la crisi – Extra – Martedì 5 marzo 2024

Il Giappone detiene saldamente il primato da qualche anno ma l’Italia non demorde: siamo il secondo paese al mondo con la popolazione più anziana. Il trend è in corso da tempo ma negli ultimi tempi c’è stata una accelerazione che dovrebbe spingere le istituzioni a chiedersi se siamo in grado di immaginare quali conseguenze comporterà questo cambiamento demografico così veloce e se il nostro paese sarà in grado, in un futuro a medio termine, di assistere queste persone anziane così bisognose di attenzioni e cure specifiche.

Le nuove proiezioni demografiche dell’Istat per il futuro delineano un futuro per l’Italia caratterizzato da una popolazione in diminuzione, più anziana e con un aumento della solitudine. Si prevede che la popolazione residente, che è attualmente di 59 milioni, diminuirà gradualmente, raggiungendo i 54,4 milioni tra il 2030 e il 2050, e scenderà a 45,8 milioni entro il 2080, comportando una perdita totale di 13,2 milioni di residenti rispetto alla situazione attuale.

Le previsioni, tipiche delle analisi demografiche, diventano più incerte man mano che ci si allontana dall’anno di riferimento. Nella migliore delle ipotesi, la popolazione potrebbe diminuire di 6,2 milioni entro il 2080, con una perdita di 2,5 milioni già entro il 2050. Nel peggiore dei casi, la diminuzione potrebbe essere di quasi 20 milioni di individui entro il 2080, di cui 6,8 milioni entro il 2050.

Il declino demografico coinvolge l’intero Paese, sebbene con variazioni tra Nord, Centro e Mezzogiorno. Parallelamente, si osserva un marcato invecchiamento della popolazione, con le persone di 65 anni e più che potrebbero costituire il 34,5% della popolazione italiana nel 2050.

Questo avrà un impatto significativo sulle politiche di protezione sociale, che dovranno far fronte alle esigenze di una popolazione anziana sempre più numerosa. Nonostante un modesto aumento nella fecondità, si prevede che i giovani sotto i 14 anni rappresenteranno solo l’11,2% della popolazione entro il 2050, creando uno squilibrio nei rapporti intergenerazionali.

Il Mezzogiorno evidenzia un invecchiamento più accentuato rispetto al Nord e al Centro, con un’età media della popolazione che supera i 52 anni nel 2040. Anche se rallentato, il processo di invecchiamento persiste nel lungo termine.

Entro vent’anni, si prevede un aumento di oltre 850mila famiglie in Italia, ma queste saranno sempre più piccole e frammentate. Il numero medio di componenti per famiglia diminuirà da 2,32 a 2,13 persone nel 2022.

La crescita sarà guidata principalmente dalle famiglie senza nuclei, che costituiranno oltre il 40% delle famiglie totali nel 2042. Le famiglie con almeno un nucleo diminuiranno del 4%, rappresentando solo il 59,5% delle famiglie totali.

Infine, si prevede un aumento delle persone che vivono da sole, con un incremento del 17%, portando il loro numero da 8,4 a 9,8 milioni entro il 2042. Le donne sole aumenteranno del 21%, superando i 5,6 milioni, mentre gli uomini soli aumenteranno del 13%, raggiungendo oltre i 4,2 milioni. La presenza di persone sole, soprattutto anziani, avrà un impatto sociale significativo, rappresentando circa il 60% delle famiglie monocomponente nel 2042.

E qui le preoccupazioni degli addetti ai lavori che alcuni giorni fa hanno chiesto al Governo più attenzione al tema: nei prossimi anni l’Italia sarà in grado di garantire alle persone anzane tutta l’assistenza di cui avranno bisogno? In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio incontra Maria Mamone, segretario generale di Snalv Confsal che ha illustrato gli scenari futuri che il nostro paese dovrà affrontare a breve.

 

 

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