Tre milioni di tangenti in cambio di ventitrè milioni di euro per progetti scolastici. Così il giudice Andrea Fanelli motiva la condanna per corruzione inflitta a Giovanna Boda, l’ex dirigente del ministero dell’Istruzione che, con l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco, violò le regole della trasparenza amministrativa. L’uno senza l’altra non avrebbero potuto realizzare alcunché, sostiene il gip sottolineando il sostanziale equilibrio tra le «dazioni» di lui e i favori di lei.
«Si tratta — sottolinea il gip — di una condotta di estrema gravità non solo per l’entità dei suddetti importi ma anche per la sua durata, per il numero dei progetti coinvolti nell’accordo corruttivo e per la consistenza dello sviamento della funzione pubblica dai fini istituzionali che le sono propri». Pesando l’inchiesta del pm Carlo Villani il giudice fa sue alcune considerazioni di carattere generale sulla vicenda. All’ex numero uno della Dire, Bianchi di Castelbianco, furono veicolati appalti sui temi più vari, molti dei quali avevano a che fare con la promozione dei temi della legalità.