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Roma, neanche un giorno di carcere per lo youtuber che in auto uccise Manuel: perchè? – Extra – Giovedì 1 febbraio 2024

Alla fine per quel drammatico incidente avvenuto nel giugno del 2023 su un viale di Casal Palocco, alla periferia di Roma, nessuno farà il carcere. Dopo aver accettato di patteggiare una pena di 4 anni e 4 mesi (mentre la massima prevista per omicidio stradale è di 18 anni), Matteo Di Pietro, affiliato al collettivo ‘Theborderline’ e alla guida del Suv Lamborghini che ha travolto a forte felocità l’auto su cui viaggiavano il piccolo Manuel con mamma e sorellina, non affronterà la reclusione. La sentenza ha anche escluso un risarcimento danni e ridotto la pena di un terzo, ma ha disposto la revoca della patente a Di Pietro.

Tante le polemiche all’ombra di un unico grande interrogativo: quanto vale la vita di un bambino di cinque anni? I più amareggiati sono ovviamente i genitori del piccolo Manuel e il legale della madre del bambino ucciso, Matteo Melandri, ha espresso disagio per l’assenza di una condanna carceraria e ha evidenziato un’indagine in corso sulle telecamere mancanti dall’auto coinvolta nell’incidente.

Di Pietro ha presentato dichiarazioni spontanee al giudice e si è scusato, riconoscendo la sua responsabilità e promettendo di impegnarsi per la sicurezza stradale, ma il suo pentimento non ha evitato proteste e dure critiche anche dal mondo politico: il vicepremier Matteo Salvini e il presidente dell’Associazione vittime incidenti stradali onlus (Avisl), Domenico Musicco, che ritengono la pena troppo bassa dal momento che le accuse contro Di Pietro comprendevano omicidio stradale aggravato e lesioni, a causa di negligenza e velocità eccessiva.

Dopo il periodo trascorso agli arresti domiciliari, Di Pietro non verrà imprigionato, poiché il tempo residuo da scontare è inferiore ai 4 anni, permettendogli di richiedere misure alternative come l’affidamento ai servizi sociali. Associazioni come Asaps e Alg hanno criticato duramente la condanna considerandola inadeguata e contraria alla legge sull’omicidio stradale.

E’ intervenuto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio nel dibattito sorto dopo la sentenza di primo grado: il guardasigillia ha ribadito l’importanza di equilibrare la presunzione di innocenza con l’applicazione della pena, sottolineando la necessità di rivedere le procedure giudiziarie e le riforme legislative per garantire una giustizia efficace e equa.

Prima del 2016, le sanzioni per gli incidenti stradali causati da negligenza e inosservanza delle norme del codice della strada erano considerate insufficienti rispetto alla gravità degli eventi. Pertanto, il legislatore di quel periodo ha introdotto un nuovo tipo di reato colposo stradale, con una pena senza precedenti nel nostro sistema legale, avvicinandosi a quella degli omicidi premeditati.

Questo cambiamento normativo è stato motivato dalla necessità di proteggere in modo più efficace e penetrante un settore della vita sociale che comporta un elevato rischio per l’incolumità delle persone, con particolare riferimento agli aspetti socio-economici. Tuttavia, queste intenzioni legislative devono essere valutate insieme agli strumenti processuali previsti dal codice di procedura penale, i quali, se da un lato possono ridurre le garanzie processuali come il dibattimento e la formazione delle prove davanti a un giudice terzo, dall’altro consentono un significativo sconto sulla pena.

Riguardo al caso specifico, è probabile che l’imputato non debba scontare la sua pena in carcere, poiché ha già trascorso parte della pena in custodia cautelare e ciò che gli rimane è inferiore ai 4 anni, limite massimo per l’applicazione di misure alternative alla detenzione. Questo solleva la questione del bilanciamento degli interessi processuali, dei tempi di procedura e delle garanzie per coloro coinvolti nel procedimento. L’entrata in vigore della riforma proposta dall’ex ministra Cartabia richiede una revisione dei principi sostanziali alla luce dei nuovi strumenti per ridurre i tempi dei processi.

È fondamentale rafforzare l’efficienza dell’udienza preliminare e garantire che non sia solo una fase burocratica, ma un filtro rigoroso e efficace. L’esercizio dell’azione penale deve essere sostenuto da prove solide, e ciò richiede una riforma anche del sistema stesso. Le riforme legislative devono ispirare fiducia nella giustizia, proteggendo le parti coinvolte e rispettando gli interessi della società.

Temi complessi che, al di là delle polemiche e dello sdegno, richiedo un supplemento di analisi e riflessioni: come si è arrivati a questa sentenza, è un errore? In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio lo chiede proprio a Domenico Musicco, presidente dell’Associazione vittime incidenti stradali onlus e tra i padri ispiratori della legge sull’omicidio stradale.

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