Andrea Candelaresi con The Passenger ci fa viaggiare all’interno della comunità georgiana di Roma, del Lazio e del nostro paese. Sono circa 15.000 i georgiani che risultano residenti in Italia e tanti di loro si portano alle spalle una storia legata a doppio filo a quella di Tblisi e dintorni.
Una storia che impariamo a conoscere insieme al nostro esperto Paolo Battaglia. Dalla dominazione sovietica, fino all’indipendenza del 1991 seguita dalle guerre del Caucaso e dall’invasione russa del 2008, i georgiani hanno combattuto per la loro libertà e tutt’ora sognano una Georgia libera da ogni minaccia, magari sotto la bandiera dell’UE e della Nato.
Apprendiamo poi che parlare di popolo georgiano come un blocco unico è un errore non da poco insieme a Marco Martino, esperto del Caucaso e della sua storia millenaria. Alani, abcasi, osseti, greci, Laz, arabi e molti altri popoli abitano in questa terra Ada sempre crocevia tra oriente e occidente. Un vero e proprio mosaico culturale che è bene analizzare.
Lali Panchulidze, georgiana che vive nel nostro Paese ormai da anni, ha fondato la Acigea, ovvero l’Associazione Culturale Italia Georgia Eurasia, un’associazione che promuove la cultura georgiana in Italia a 360 gradi e che è riconosciuta dallo Stato italiano e dall’Unione Europea. Canti e balli tradizionali, la cucina tipica un aiuto concreto ai georgiani che vivono qui. La Acigea è diventata ormai un punto di riferimento per chi vuole conoscere questa comunità da vicino.
Con le schede targate Andrea Candelaresi poi diamo qualche specifica in più sui simboli che descrivono la cultura georgiana. Dalla bandiera che rimanda alla croce di San Giorgio e non solo per sottolineare l’importanza della religione per i georgiani, fino alla croce di Santa Nino, la santa protettrice della Georgia che ha un suo crocefisso con una storia unica e inimitabile.
La chiesa Georgiana a Roma
Viaggiamo nel cuore pulsante della Roma antica, più precisamente tra il Rione Monti e la Suburra. Tra i vicoletti tipici dell’Urbe popolare di una vita ci imbattiamo nella Chiesa di San Salvatore a Monti, una chiesa costruita nel 1289 sotto il pontificato di Nicolò IV e da circa 10 anni sede della chiesa ortodossa georgiana.
Qui i georgiani possono finalmente professare la loro fede ortodossa e ritrovarsi ogni domenica. Una chiesa importantissima per i georgiani residenti in Italia e tipicamente ortodossa, non solo, ha ospitato tanti matrimoni tra persone che sono venute appositamente dalla Georgia per sposarsi qui.
Ne parliamo con Nino, direttrice del tipico coro della chiesa e omonima della santa tanto cara ai georgiani, che ci dà qualche specifica in più sul culto ortodosso e sulle differenze tra una funzione religiosa ortodossa e una cattolica.
Infine raccogliamo le testimonianze di un georgiano che ha un legame particolare con l’Italia e che ci ha mandato un messaggio direttamente da Tblisi. Parliamo di Temu, oggi una guida turistica, che ha imparato la nostra lingua a Palermo.
Ha vissuto per un periodo nel capoluogo siciliano infatti in qualità di profugo essendo dovuto scappare dalla devastazione della guerra del Caucaso. Tramite il progetto Libellula voluto dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Temu ha potuto salvarsi a Palermo, per poi tornare a Tblisi.
Peccato che lui sia nato in Abcasia, una regione georgiana ancora occupata dai russi, oggi inaccessibile anche per Temu, che non vedea sua casa da circa 30 anni. Riuscirà Temu un domani a tornare a casa sua? La sua storia è certamente esplicativa della storia più recente della Georgia e del profondo legame di solidarietà e interscambio tra Italia e Georgia, un legame antico millenni quando le vie del commercio dal lontano Oriente puntavano alla penisola italiana passando proprio dalla Georgia e dal Caucaso.