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Sempre più famiglie in povertà assoluta: la crisi colpisce anche a Natale – Extra – Martedì 19 dicembre 2023

Famiglie con tre o più figli oppure con un solo genitore e che vivono soprattutto al centro sud. E’ questo l’identikit di chi vive in povertà assoluta in Italia: una condizione che accomuna cittadini italiani e stranieri, anche se poi sembra più pressante soprattutto per i nuclei familiari con almeno un immigrato.

A confermare come il nostro paese si stia progressivamente impoverendo sono i dati diffusi dall’Istat nelle scorse settimane e relativi al 2022: un anno fa vivevano in condizione di povertà assoluta (ovvero, secondo la definizione riconosciuta a livello internazionale, “la condizione di chi non è in grado di permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile”) poco più di 2,18 milioni di famiglie (ovvero l’8,3% del totale contro il 7,7% registrato nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (pari al 9,7%, quota in crescita rispetto al 9,1% dell’anno precedente).

Secondo analisti e sociologi il peggioramento è riconducibile alla forte accelerazione dell’inflazione, il cui impatto sui budget delle famiglie è risultato particolarmente elevato soprattutto per i nuclei meno abbienti: e, infatti, le spese per i consumi di questa fascia di popolazione non hanno affatto tenuto il passo dell’inflazione, determinando un calo in termini reali della spesa pari al -2,5%.

In un contesto nazionale in cui galoppa la povertà assoluta, le statistiche confermano come a peggiorare, lo scorso anno, sia stata soprattutto la condizione delle famiglie con tre o più figli, secondo un andamento direttamente proporzionale al crescere della prole: sempre secondo i rilievi dell’Istat l’incidenza di povertà raggiunge il 22,5% tra quelle con cinque e più componenti e l’11% tra quelle con quattro membri ma la sofferenza non risparmia neppure le famiglie dove spesso coabitano più nuclei familiari.

Ma il dato allarmante per gli effetti a lungo termine è soprattutto il fatto che la povertà assoluta colpisce in modo marcato i minori e poi, dicono altri indicatori, è ormai strutturale e persino ereditaria. Se la condizione di indigenza in Italia interessa quasi 1 milione 269 mila minori (ovvero il 13,4%, rispetto al 9,7% degli individui a livello nazionale), l’incidenza varia dall’11,5% del Centro al 15,9% del Mezzogiorno ma spesso diventa una sorta di “tara” che ormai è immune agli effetti riequilibranti di ogni “ascensore sociale”, che un tempo poteva consentire a molti di cambiare le proprie condizioni di nascita: secondo i recenti dati diffusi da Caritas, invece, non solo in alcune regioni la povertà si tramanda di generazione in generazione ma è pressoché impossibile, per chi nasce in una condizione di deprivazione più o meno totale, sperare di poter cambiare la propria sorte.

Le statistiche, però ,dicono anche che la povertà assoluta negli ultimi anni è aumentata a livello nazionale (oggi è al 7,4% contro il 6,9% del 2021) ma anche nel Nord e nel Mezzogiorno (rispettivamente 5,4% e 11,4%, da 4,9% e 10,6% dell’anno precedente) e che nel 70% dei casi riguarda famiglie di soli italiani (quasi 1 milione e 526mila, con un’incidenza pari al 6,4%) e per il restante 30% famiglie con stranieri (661mila, pari al 28,9%), che rappresentano complessivamente l’8,7% del totale delle famiglie.

Ma chi aiuta le persone in difficoltà? In un paese le cui istituzioni da anni hanno deciso di delegare alle realtà del Terzo settore la fornitura di quote sempre più ampie di servizi spessi essenziali per la popolazione – e in particolare quella più fragile – un ruolo strategico lo ricoprono da sempre proprio le organizzazioni no-profit.

Tra le organizzazioni più serie e longeve figura da anni la Comunità di Sant’Egidio: nata a Roma nel 1968 per iniziativa di Andrea Riccardi che, nel clima di rinnovamento del Concilio Vaticano II, comincia a riunire soprattutto i giovani per ascoltare e mettere in pratica il Vangelo, questo “movimento laicale di ispirazione cristiana cattolica” nel giro di pochi anni si è diffuso a livello internazionale in decine di paesi affiancando alla missione di evangelizzazione tutta una serie di iniziative e di progetti solidali a favore di poveri ed emarginati (dagli anziani soli e non autosufficienti agli immigrati, dai nomadi alle persone senza fissa dimora, dai malati terminali e malati di AIDS ai bambini a rischio di devianza e di emarginazione, dai tossicodipendenti alle persone con disabilità, dalle vittime della guerra a carcerati e condannati a morte).

Nella capitale, dove questa esperienza è nata tanti anni fa, nacque il primo progetto solidale: era il 1973 e il nucleo originario dell’associazione aprì una scuola popolare per i bambini emarginati delle baraccopoli romane, come il “Cinodromo”, lungo il Tevere, nella zona sud di Roma. Da allora la Comunità di Sant’Egidio è cresciuta riuscendo a sviluppare le sue attività in un’ottica “glocal”, conciliando cioè il piano internazionale con quello più strettamente italiano e, ovviamente, romano.

Proprio nella città eterna la Comunità di Sant’Egidio offre diversi servizi a favore delle frange più fragili della popolazione che sono un prezioso osservatorio per capire come le evoluzioni economiche e culturali stiano cambiando il paese sul piano sociale e quanto diffusi sia disagio e indigenza.

Questi sono i temi al centro della puntata odierna di Extra, con Claudio Micalizio: insieme a Massimiliano Signifedi, coordinatore delle cene itineranti a Roma e rappresentante di Comunità di Sant’Egidio, raccontiamo il mondo della povertà nella città eterna, come stia cambiando e cosa si stia facendo per esprimere in modo tangibile vicinanza a supporto a chi rischia di trovarsi in difficoltà anche – e sorprattutto – nel periodo delle festività natalizie.

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