Psicologi e sociologi lo dicono da anni: il periodo del lockdown, la fase più grave dell’emergenza pandemica quando le autorità sanitarie avevano introdotto norme severe di limitazione degli spostamenti per arginare la diffusione del virus, ci ha cambiato lasciando in milioni di persone pesanti macerie emotive, ovvero gravi conseguenze sulla psiche e talvolta anche sui comportamenti.
Costretti a restare chiusi in casa, a limitare le occasioni di socializzazione e gli spostamenti, gli italiani hanno iniziato a soffrire psicologicamente la situazione come conferma l’aumento delle prescrizioni mediche, un maggiore ricorso a psicologi e psichiatri e un’impennata anche degli episodi di violenza domestica ed urbana.
Ma c’è anche chi ha visto in questa condizione di stop forzato un’inaspettata vacanza dagli impegni professionali e dai ritmi forsennati della quotidianità, quindi un’occasione per godersi un po’ di relax ma anche per rimettersi in discussione, riflettere sulle proprie vite e magari anche riprendere vecchie abitudini oppure hobby un tempo praticati.
In molti, per esempio, hanno riscoperto il piacere della lettura per disintossicarsi da tv e social network che, a quell’epoca, erano una inesaurbile fonte di ansia con costanti aggiornamenti sull’andamento dell’epidemia e commenti spesso dai toni apocalittici. E forse non è davvero un caso che, dal 2020, il mercato dei libri stia registrando un lento ma continuo incremento di lettori.
Ma quel periodo fuori dall’ordinario ha anche favorito un ritorno di fiamma per la scrittura: scrivere era un modo per passare il tempo, certo, ma anche esorcizzare le paure, riordinare le idee, provare a razionalizzare il presente… Un tempo sarebbero stati i “cari diari” a raccogliere gli effetti di questi flussi di coscienza. Oggi – complici i vantaggi delle tecnologie – pensieri in libertà ma anche riflessioni, racconti e poesie sono subito pubblici: sui social network, sui blog o sui siti veri e propri e talvolta in veri e propri libri, a conferma di come talvolta lasciare andare i nostri pensieri in libertà possa già essere una forma letteraria.
Del resto gli italiani hanno un’altra particolarità: pur non essendo un popolo abituato per informarsi a leggere con assiduità i giornali, amiamo scrivere molto e la conferma arriva dal fatto che ogni giorno nelle librerie del nostro paese sbarcano centinaia di nuovi titoli. Del resto anche in questo caso la tecnologia ha favorito l’esplosione di questa insolita verve letteraria: se una volta per pubblicare un libro dovevi conquistarti la fiducia delle case editrici, grandi o piccole, oggi è possibile diventare editori di se stessi e pubblicarsi in autonomia la propria opera letteraria. In fondo, basta pagare.
Certo non tutti i libri scritti da un percorso di riflessione nascono con l’obiettivo di andare in libreria ma talvolta, quando capita, hanno anche successo. E se chi scrive lo fa per mestiere, ovviamente è più facile. E’ quanto capitato al protagonista di questa puntata di Extra: Carlo Bravetti, infatti, è un giornalista che durante il lockdown ha dovuto cambiare abitudini e arrestare la propria corsa quotidiana all’inseguimento delle notizie. Anche per lui si è aperto un periodo di profonda riflessione che ha trovato sbocco in un manoscritto poi dato alle stampe da un editore professionista: “Caos senza disordine”, questo è il titolo dell’opera, è però diventato un piccolo caso editoriale tanto che ora i diritti per la pubblicazione sono stati acquistati da un’altra società editrice che ha già disposto una nuova ristampa.
Ospite di Claudio Micalizio, Bravetti racconta la sua esperienza e ci racconta cosa rende così speciale la scrittura.