A The Passenger Andrea Candelaresi ci porta per mano in Iran per conoscere uno dei Paesi meno e peggio raccontati in Italia così da comprendere e studiare la comunità iraniana che vive nei nostri territori.
E allora spazio a Paolo Battaglia che da esperto di storia ci racconta gli sconvolgimenti più recenti dell’Iran. Dalla deposizione dello scià Pahlavi, passando attraverso la rivoluzione islamica del 1979. Da lì questo cambiamento epocale ha lasciato il segno anche nella bandiera iraniana, che oggi appare diversa rispetto al vessillo innalzato sul palazzo reale dell’Iran occidentalizzato.
Spazio poi a Marco Martino, ricercatore indipendente che ha avuto modo di viaggiare in Iran in lungo e in largo e che ci descrive il tessuto sociale iraniano raccontandoci anche vari aneddoti storici decisamente peculiari. Per quanto sia strano pensarlo oggi, l’Iran è infatti un Paese multiculturale, dove le minoranze, compresa quella cristiana, convivono a stretto contatto con la maggioranza musulmana in uno scambio culturale affascinante.
L’incredibile racconto di Marco Martino su Isfahan a The Passenger
Marco Martino durante il programma ci ha raccontato un fantastico aneddoto di inclusione e accoglienza sull’Iran
“Quello che mi è rimasto più nel cuore non sono gli splendidi monumenti della città, ma un particolare incontro. Qui ho conosciuto le ultime suore presenti in città. Mi hanno svelato un piccolo ma preziosissimo pezzo di storia. All’inizio della Seconda guerra mondiale la Germania e l’Unione Sovietica si spartiscono la Polonia.
Stalin ordina di deportare un milione e mezzo di polacchi verso est, tra cui centinaia di migliaia di ebrei. Le condizioni sono disumane e in tanti perdono la vita. Con l’inizio dell’operazione Barbarossa, il Governo polacco in esilio riprende ufficialmente i contatti con Mosca, e grazie alla mediazione del Regno Unito, che nel frattempo aveva invaso l’Iran, viene acconsentito il trasferimento di 24 000 rifugiati polacchi in Persia.
I rifugiati attraversano il Caspio, e una volta sbarcati vengono accolti fraternamente dalla popolazione locale. Gli imam invitano i musulmani ad aiutare cristiani ed ebrei. I bambini vengono lavati dalle donne persiane,che meravigliate scoprono degli angeli biondi con gli occhi azzurri. Parte di questi bimbi viene trasferita a Esfahan, più precisamente negli ambienti del convento delle figlie della Carità di San Francesco de Paoli.
Torniamo ai nostri giorni; è il maggio del 2015, un gruppo di turisti cattolici visita Isfahan. Tra loro c’è un’anziana signora, che porta con sé un dipinto. Si avvicina alle suore e racconta la sua storia: era una delle bambine polacche sopravvissute alla persecuzione di Stalin.
Suo padre, ufficiale dell’esercito polacco, morì nel 1938. Nel 1940, all’inizio della Seconda guerra mondiale, fu trasferita assieme alla madre nella gelida regione di Archangelsk. Dal Circolo Polare Artico furono poi deportate oltre gli Urali. Di lì riuscirono a mettersi in salvo in Iran.
Dopo la Persia, affrontarono un lunghissimo viaggio tra Medio Oriente e Africa pert ornare poi in Europa terminato il conflitto. Il piccolo dipinto è ora esposto al di sotto della lapide che ricorda l’esodo dei “figli della Polonia”.
Sul retro a signora lasciò una dedica commovente: era il 1942, quando il convento delle Suore di San Vincenzo de’ Paoli (Figlie della Carità) in Iran, divenne un paradiso e la luce divina per i bambini polacchi, fuggiti dalla notte della schiavitù sovietica. Oggi, mie sorelle venerabili, con grande emozione, desidero esprimervi gratitudine e ringraziamenti offrendovi dei pensieri polacchi”.
Gli altri ospiti di The Passenger poi sono stato Silvia Boltuc, direttrice di Special Eurasia che ha viaggiato spesso in Iran e che ci racconta le discrepanze tra la narrazione mediatica italiana e il reale Iran.
A The Passenger poi non potevano mancare anche gli iraniani che vivono nel nostro Paese, ovvero Reza e Mona, gestori della Taberna Persiana, un fantastico locale nel cuore di Roma dove si mangia iraniano e dove si organizzano eventi volti a promuovere la cultura persiana a Roma e in Italia.
Spazio poi anche a Morteza, uno dei tanti studenti iraniani che accresce le sue competenze nel nostro Paese e che a The Passenger ci descrive la sua permanenza in Italia.