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Extra – Puntata di Giovedì 9 Novembre 2023 con Francesco Prudenzano (Confintesa)

Non solo, a quanto pare, non ci saranno gli aumenti a pioggia che per mesi i rappresentanti del Governo avevano annunciato a beneficio dei pensionati alle prese, da anni, con assegni da fame. Nella manovra presentata da Palazzo Chigi, e ancora in discussione in Parlamento, i ritocchi all’insù saranno pochi mentre per le pensioni più alte ci saranno tagli.

E la mannaia non risparmierà neppure chi ha lavorato per la pubblica amministrazione, dal momento che sono previsti tagli anche per i cedolini di 300mila dipendenti pubblici. Per i lavoratori dello Stato una sopresa decisamente amara che accresce la delusione: se già durante la carriera lavorativa chi opera alle dipendente dell’amministrazione pubblica deve fare i conti con stipendi mediamente bassi e con scarse possibilità di carriera, nonostante vari esecutivi abbiano promesso negli ultimi anni un radicale cambiamento della situazione, il quadro non è meno difficile quando si approda al traguardo della pensione.

E così, mentre in campagna elettorale e nei primi mesi di insediamento tutti i governi promettono drastici cambi di rotta rispetto al passato, quando arriva il momento delle scelte puntualmente tirano la cinghia nel momento di investire in modo strutturale su comparti essenziali e su chi li rappresenta. In questa finanziaria è capitato così per il personale sanitario e le forze dell’ordine, come già evidenziato in altre occasioni proprio in questo programma, e ancora una volta per il settore previdenziale.

Ad accomunare questi due mondi un dato di fatto incontrovertibile: chi lavora per lo Stato è pagato poco e nulla cambia quando si ritira per la meritata pensione. Nel caso dei pensionati, però, c’è una differenza sostanziale: gli assegni pensionistici sono pagati con i contributi che il pensionato ha versato all’istituto previdenziale proprio per poter ricevere la sua pensione. E così ogni misura che va a penalizzare gli ex lavoratori, tra i più poveri in Europa, fa inevitabilmente arrabbiare l’opinione pubblica e gli stessi sindacati che, puntualmente, minacciano scioperi e iniziative di protesta.

E’ accaduto così anche in queste prime settimane di protesta dopo la presentazione della manovra finanziaria: gli operatori della sanità, a cominciare dai medici, hanno proclamato lo stato di agitazione appena appreso che la legge di bilancio prevedeva tagli alle pensioni della categoria e nonostante i tentativi di mediazione del ministro della Sanità Schillaci hanno confermato una giornata di sciopero generale per il prossimo 5 dicembre. Ma quella dei camici bianchi è solo una prima parte delle tante categorie del pubblico impiego penalizzati da stipendi inadeguati e pensioni da fame. E così, all’annuncio delle penalizzazioni per 300mila addetti del settore, la protesta sta montando in tutti gli enti pubblici.

Claudio Micalizio ne parla in questa puntata di Extra con Francesco Prudenzano, Segretario Generale di Confintesa.

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