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Extra – Puntata di Mercoledì 8 Novembre 2023 con Antonio De Lieto di Lisipo

Manovra, 5 miliardi per gli stipendi delle forze dell’ordine: è tanto o poco?

La domanda è tutt’altro che capziosa, in un periodo in cui politici e parti sociali sono chiamati dal Governo a confrontarsi sulla bozza della manovra economico-finanziaria che, varata da Palazzo Chigi poche settimane fa, ha iniziato il suo lungo iter in vista dell’approvazione parlamentare che deve avvenire come ogni anno entro il prossimo 31 dicembre.

Stando alle anticipazioni fin qui emerse – e al conseguente dibattito politico e mediatico che ne è scaturito -, le critiche più frequenti riguardano l’eccessiva prudenza con cui la legge di bilancio è stata compilata: il problema deriva inevitabilmente dalle limitate risorse economiche a disposizione, visti i vincoli di bilancio imposti dalle regole europee e dall’enome debito pubblico italiano, ed è difficile pensare che durante il transito parlamentare gli emendamenti dei partiti potranno migliorarla, così da mettere a tacere anche le osservazioni arrivate dal Fondo Monetario Internazionale che reputa la manovra “poco orientata alla crescita economica”.

E poi ci sono le critiche che arrivano dall’interno e che riguardano i singoli capitoli di spesa: imprese e sindacati, per esempio, denunciano un abbassamento delle tasse troppo limitato rispetto alle aspettative e alle esigenze di un paese sempre più schiacciato dalla pressione fiscale, mentre una parte dell’opinione pubblica è rimasta disorientata dalla mancata riforma del sistema previdenziale. Dopo che per mesi in campagna elettorale i partiti oggi al governo avevano promesso la cancellazione della legge Fornero e un aumento degli assegni pensionistici, la realtà che emerge dalla legge di bilancio è decisamente diversa, con qualche timido ritocco all’insù ma, soprattutto, tagli per alcune fasce di reddito e una nuova modifica in peggio ai criteri di pensionamento.

E poi ci sono i casi specifici e hanno a che fare con comparti strategici per il funzionamento di servizi essenziali per il paese: dagli agenti di polizia ai medici, molte categorie denunciano l’esiguità degli aumenti e le penalizzazioni previdenziali. Se il malcontento degli operatori sanitari è ben noto, così come la protesta nazionale che porterà allo sciopero del 5 dicembre, meno evidente è l’amarezza che percorre altri dipendenti pubblici che indossano ogni giorno con abnegazione e senso dello Stato una divisa: è il caso dei rappresentanti delle forze dell’ordine, il cui impegno per la sicurezza è da anni messo a repentaglio dai progressivi tagli al comparto, il mancato turn-over e da stipendi ormai del tutto inadeguati ai carichi di lavoro e di responabilità ai quali devono dare quotidianamente risposta e rispetto all’inflazione.

In una recente conferenza stampa, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva annunciato con orgoglio che per il rinnovo dei contratti di categoria del pubblico impegno il Governo ha previsto in manovra 7 miliardi di euro: di questi, due miliardi sarebbero andati a beneficio degli operatori sanitari e gli altri sarebbero stati messi a disposizione degli altri comparti senza fornire, almeno in quella circostanza, dettagli più precisi sulle categorie destinatarie. Anche ammesso, quindi, che per la polizia ci sia una dotazione di cinque miliardi, questi soldi sono sufficienti per potenziare gli organici e i mezzi e poi adeguare gli stipendi? I dubbi sono molteplici e contribuiscono ad accrescere il malcontento tra gli operatori del comparto sicurezza.

Per questo fioccano le minacce di sciopero con i sindacati confederali che annunciano la loro mobilitazione: saranno ancora una volta divisi ma, pur con modalità diverse, ribadiranno il loro no alla manovra del governo Meloni. In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio intervista Antonio De Lieto, Segretario Generale del Lisipo, uno dei più importanti sindacati di categoria che da anni chiede agli esecutivi in carica di potenziare gli investimenti per il settore sicurezza.

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