Ogni anno in Italia almeno 50mila persone muoiono per le conseguenze dello smog mentre si stima che in tutto il mondo le vittime dell’inquinamento atmosferico siano almeno 9 milioni. Una strage cronica, quasi una vera e propria epidemia che conosciamo da anni e che, nonostante tutto, scegliamo di non affrontare con conseguenze catastrofiche per la salute pubblica, l’impatto ambientale ma anche, per esempio, le ricadute economiche.
E’ una delle tante contraddizioni che si incontrano quando si cerca di approfondire lo stato di avanzamento delle politiche di tutela ambientale, spesso percepite come vere e proprie sfide per la sopravvivenza e che tuttavia i governi mondiali e le scelte individuali dei cittadini sembrano non voler affrontare concretamente e con convinzione.
L’ultima conferma pochi giorni fa è arrivata da Ecosistema Urbano 2023, il report di Legambiente sulle performance ambientali di 105 comuni capoluogo di tutta la penisola: smog, trasporti, spreco idrico, auto circolanti restano le questioni più critiche da affrontare nonostante da decenni siano, in teoria, una priorità per il paese. E l’indagine di Legambiente, che ha compiuto 30 anni, lo può testimoniare: la mancata attuazione di interventi strategici per contenere le emissioni inquinanti non ha aggravato soltanto la qualità dell’aria ma hanno provocato, a cascata, una crescita lenta e troppo altalenante senza alcun miglioramento neppure per la qualità della vita dei cittadini.
Le eccezioni, ovviamente, non mancano: secondo gli studi e i monitoraggi sulle città del report di Legambiente, Trento guida la graduatoria per performance ambientali seguita da Mantova e Pordenone; al settimo posto Cosenza, prima città del Sud, alle sue spalle Cagliari 16ª e Oristano 22ª; Roma è solo 89esima, fanalino di coda sono Caltanissetta (103ª), Catania e Palermo (entrambe 105ª). Tra le grandi città perde posizione Milano che ora è al 42esimo posto (ma nella scorsa edizione era al 38esimo posto), poi figurano Firenze, che slitta al 53esima posto, e Genova al 58esimo posto. E secondo il report, in questi 30 anni a rallentare la crescita sostenibile delle città sono stati interventi troppo a compartimenti stagni che non hanno permesso quella accelerata che serviva alle aree urbane, in cui oggi si concentra una sfida cruciale.
Ma perchè è così difficile combattere lo smog, uno dei fattori che fa ammalare la qualità dell’aria e che ha evidenti ripercussioni sulla salute dell’uomo e del pianeta? E’ un problema di scelte politiche, di scarca consapevolezza o, ancora, di misure inefficaci? Il dibattito nella comunità scientifica è aperto e, ovviamente, si registrano posizioni divergenti. In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio ne parla con il professore Marcelo Enrique Conti, docente di management ambientale all’Università La Sapienza di Roma e tra i ricercatori più quotati a livello mondiale tanto da essere stato inserito per il secondo anno consecutivo nella World’s Top 2% Scientists.