Per gli italiani la famiglia è un elemento fondamentale della quotidianità e, di riflesso, della società: se è vero che l’attaccamento ai nostri nuclei di origine ci vale spesso l’accusa di essere “mammoni”, spesso è proprio questa attenzione ai legami parentali che ci aiuta a supplire alle inefficienze di un paese male o non adeguatamente organizzato come l’Italia. Pensate al ruolo che i nonni assolvono per molte giovani coppie: se non ci fossero gli anziani di casa, spesso la gestione dei figli più piccoli sarebbe davvero complicata data la cronica scarsità di asili pubblici e i costi spesso esagerati delle strutture private.
Forse è anche per questo – oltre che per i motivi più strettamente affettivi, morali e culturali – che la famiglia spesso viene percepità come un’entità “sacra” e fondamentale. E forse è anche per questo motivo che, per assistere un proprio familiare anziano o non autosufficiente, il 60% delle famiglie preferisce assumere una badante anziché far ricorso a una Residenza sanitaria assistenziale. È quanto emerge da un recente report dal titolo “Le famiglie, il lavoro domestico, i caregiver, le Rsa”, elaborato dal Censis per Assindatcolf, l’associazione che rappresenta gli interessi dei datori di lavoro domestico come badanti, appunto, ma anche colf e baby sitter. Certo, chiedersi quanto questa scelta di trattenere in casa le persone più anziane anche se spesso bisognose di cure e attenzioni quasi specialistiche sia una scelta davvero volontaria e quanto, invece, obbligata di fronte a tutta una serie di problematiche e storture anche anche in questo caso sono diventate sempre più evidenti ed onerose.
Del resto, parafrasando il titolo di un celebre film, potremmo dire che siamo un paese di vecchi ma non per vecchi: mentre nascono pochissimi bambini e la popolazione inevitabilmente invecchia, l’Italia rischia nei prossimi decenni di non potersi più permettere un sistema pensionistico in equilibrio ma – aspetto ancora più preoccupante – di non avere abbastanza lavoratori in grado di prestare attenzione proprio alle persone anziane con un sistema sanitario in difficoltà, l’assenza di case di riposo e strutture specializzate per i soggetti fragili e tariffe troppo alte: con questi presupposti la cura delle persone più fragili, che già oggi grava sempre più sulle famiglie, rischia di paralizzare il nostro paese. Eppure questo tema, che dovrebbe essere fondamentale per chi ha il compito di prevedere soluzioni ad un problema essenziale per la sopravvivenza stessa della nazione, non è affatto presente nel dibattito politico.
Nel frattempo, la quotidianità è fatta già oggi di disagi, costi e scelte: secondo un dossier presentanto nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati dall’ Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico e dalla Fondazione studi Consulenti del lavoro, nei primi sei mesi del 2023 si è registrato un aumento
medio del costo dei servizi di assistenza forniti dai collaboratori domestici pari a 58 euro che diventano quasi 80 euro netti nel caso della badante, con pesanti ricadute sui budget familiari. Dicono i dati che per la cura degli anziani la spesa delle famiglie è passata in media da 1.146 a 1.224 euro al mese mentre quella per le colf è passata da a 546 di gennaio ai 561 di luglio e per le baby-sitter da 747 a 859 euro. Cifre cospicue – ma verrebbe da dire “da capogiro” – in un paese con i redditi tra i più bassi d’europa e con i risparmi degli italiani già erosi da inflazione e caro bollette.
Di questi temi Claudio Micalizio ha parlato con Andrea Zini, presidente di Assindatcolf in questa puntata di Extra che prova ad aprire gli orizzonti ad una classe dirigente spesso incapace di guardare oltre ai temi e agli stratagemmi per inseguire un consenso quotidiano.