STRUPRATORE LATITANTE ARRESTATO AL PORTO DI CIVITAVECCHIA
Ospite in collegamento Francesco Baldini, redazione “Civonline”
Ancora un arresto eccellente quello effettuato ieri sera in porto dalla Squadra di Polizia Giudiziaria della Polizia di Frontiera di Civitavecchia, che è riuscita ad intercettare e ad assicurare alla giustizia, un tunisino di 21 anni, sul quale pendeva un mandato di arresto europeo, emesso in seguito ad una violenza sessuale effettuata in un parco pubblico a Lorrach (Germania), che ha avuto come vittima una giovane donna affetta da disturbi dello spettro autistico.
Dopo l’atroce atto sessuale, consumato con una violenza inaudita, l’uomo si dava alla fuga dandosi alla latitanza e rifugiandosi in Tunisia. Le autorità tedesche in seguito a complesse indagini ricostruivano i terribili eventi di cui la giovane donna era stata vittima ed in considerazione degli stessi, condannavano il tunisino a 5 anni di reclusione, emettendo a suo carico un mandato di arresto europeo.
Proprio grazie a tale provvedimento, il personale diretto dal Vice Questore Alessandro Zanzi, dopo una attenta disamina delle liste passeggeri in arrivo/partenza dal locale scalo marittimo, individuava il nominativo del giovane tunisino, il quale apparentemente si era imbarcato da solo e senza alcun mezzo di locomozione. Pertanto si organizzava un apposito servizio all’atto dello sbarco dei passeggeri senza veicoli al seguito, tra i quali però non vi era traccia del ricercato. Si decideva quindi di effettuare un impegnativo e minuzioso controllo sugli oltre 500 veicoli in fase di sbarco, tra i quali auto, camion, camper, furgoni e semirimorchi.
Ogni veicolo veniva attentamente controllato e proprio all’interno dell’ultima autovettura, con a bordo una famiglia tunisina, parzialmente nascosto tra i numerosi bagagli, veniva rintracciato il cittadino tunisino ricercato, che dopo le formalità di rito veniva tratto in arresto ed associato presso la locale casa circondariale in attesa della sua estradizione in Germania. È tuttora al vaglio la posizione della famiglia tunisina che ha fornito collaborazione al ricercato.
TPL, VIA AI NUOVI PERCORSI TRA SODDISFAZIONE E CRITICITà
Via alla sperimentazione del nuovo piano del trasporto pubblico locale, pensato da amministrazione comunale e Civitavecchia Servizi Pubblici con l’obiettivo di snellire i percorsi, renderli più capillari, con corse più frequenti per meglio collegare il centro alle periferie, attraverso tragitti circolari.
La “rivoluzione” è partita questa mattina, non senza polemiche soprattutto da parte dello “zoccolo duro” degli utenti, rappresentati dalla fascia più anziana di cittadini.
A bordo di uno degli autobus, dal Tribunale alla Stazione ferroviaria, anche il presidente di Csp Fabrizio Lungarini, insieme al consigliere Matteo Mormino, il direttore generale Daniele Pistola ed il consigliere comunale Roberta Morbidelli, dipendente di Csp, che ha lavorato al nuovo piano.
«Sono molto felice di come sia andato questo primo giorno – ha detto Lungarini – ho visto tanti ragazzi che si sono avvicinati al servizio anche se c’è un po’ di resistenza al cambiamento. I giovani erano tutti ben informati sull’avvio del nuovo piano, magari qualche problema c’è stato con gli anziani ma nei prossimi giorni provvederemo ad apporre i fogli con tutte le informazioni necessarie nelle fermate del tpl cittadino. Ricordo che il biglietto ha una durata di 90 minuti quindi non c’è necessità di cambiare il ticket se si prende un’altra linea. Piano piano arriveremo a garantire un ottimo servizio». Ma la Csp, come detto nei giorni scorsi, ha promesso anche di ascoltare eventuali segnalazioni da parte dell’utenza e un paio le ha già fatte proprie, come ad esempio la copertura di via Braccianese Claudia mentre nel pomeriggio si allungheranno le corse per arrivare fino a via Tirso. «Siamo affezionati allo “zoccolo duro” del tpl, ai nostri clienti, e saremo pronti a recepire tutte le segnalazioni. Nel complesso – ha concluso Lungarini – siamo soddisfatti».
CALAMATTA, IN 5 ANNI 30 DETENUTI DIPLOMATI
Circa trenta alunni diplomati negli ultimi cinque anni negli istituti penitenziari cittadini grazie al lavoro dell’Istituto Calamatta che, dal 1950, offre un’importante possibilità di riscatto e reinserimento ai detenuti. Come hanno spiegato il dirigente scolastico Giovannina Corvaia e il docente responsabile Fabio Brunori attualmente nei due istituti superiori cittadini sono attive 4 classi di manutenzione assistenza tecnica, 3 a Borgata Aurelia e 1 a via Tarquinia per un numero approssimativo di 30 alunni. «Non è facile – hanno sottolineato – dare numeri precisi a causa delle dinamiche proprie del carcere. C’è chi esce, chi viene trasferito, chi smette, chi si aggiunge, eccetera. Si tratta di una importante opportunità per lavorare su se stessi, sia nell’ottica del reinserimento che più semplicemente del miglioramento personale, rivalutarsi, rimettersi in gioco. È bello vedere persone anche grandi tornare tra i “banchi” e impegnarsi, sfruttare al massimo l’occasione».
L’iter è molto semplice, il detenuto effettua domanda presso l’educatore che la gira al responsabile che andrà poi ad effettuare i colloqui in sezione scolastica dove vengono valutati i titoli di studio dichiarati. Dopo i vari controlli di routine i detenuti vengono inseriti in classe dopo alcuni eventuali colloqui integrativi. «Il piano di studi è oggetto di una forte personalizzazione – ha spiegato Brunori -. Viene stilato sulla base delle competenze in ingresso, un po’ come in università con i crediti». Si firma un patto formativo, un documento dove vengono riconosciuti crediti formali, informali e non formali, e indicate le ore necessarie, materia per materia, per completare il percorso. Il monte ore necessario per la validità dell’anno scolastico è individuale.
«Si tratta – hanno detto Brunori e Corvaia – di una opportunità di crescita formativa nel caso di uscita per agevolare la ricerca di lavoro, o anche di un semplice investimento operoso del tempo che hanno a disposizione». C’è poi ad esempio chi si appassiona allo studio e una volta scontata la pena detentiva prosegue presso i corsi serali della scuola Calamatta. «L’obiettivo – hanno concluso – è sicuramente quello di mettersi in gioco, investire su se stessi senza gettare la spugna e cercare di portare a termine il ciclo di studi. I detenuti sono tra i banchi cinque giorni su sette, dalle 9 alle 14 circa e gli esami di maturità vengono svolti con una commissione che si reca in carcere». Il Calamatta è nelle carceri dal 1950 quando a via Tarquinia c’era la sezione di falegnameria.