L’Italia ha impiegato qualche anno in più degli altri paesi per metterlo al bando, ma oggi finalmente lo sappiamo: l’amianto è pericoloso e non a caso non può più essere utilizzato.
A distanza però di 30 anni dalla legge che ne impedisce l’impiego in ogni ambito produttivo e civile, la bonifica di questo materiale a lungo impiegato per le sue peculiarità isolanti e per i bassissimi costi di produzione procede a rilento: non solo non c’è un censimento ufficiale di quanti edifici pubblici e privati presentino parti o tracce di amianto o dei suoi composti, ma addirittura molti plessi industriali che oggi sono abbandonati attendono da decenni la bonifica. Una situazione che è potenzialmente pericolosa perché, con il passare del tempo, i manufatti in amianto si danneggiano progressivamente e possono rilasciare le fibre di un materiale che è molto pericoloso per la salute pubblica, per una serie di patiologie che possono insorgere anche a distanza di parecchio tempo come confermano i dati epidemiologici secondo cui ogni anno si registrano centinaia di nuovi casi di malattia e di decessi.
Ma c’è anche un altro aspetto ad andare a rilento e riguarda i risarcimenti per quei lavoratori che si sono ammalati proprio perché entrati a contatto con l’amianto. Un caso eclatante è balzato agli onori della cronaca pochi giorni fa: un operaio in servizio presso le officine Cotral morto a soli 37 anni per un cancro al polmone, potrà finalmente avere forse giustizia. Grazie ad una lunga battaglia giudiziaria la vedova e i figli dell’uomo, scomparso nel 1992, potranno veder riscrivere una nuova verità perché la Corte di Cassazione ha stabilito che a causare il decesso del dipendente dell’azienda dei trasporti pubblici non fu solamente il fumo, come sostenuto dall’impresa, ma anche l’amianto. L’operaio, elettromeccanico e manutentore di mezzi rotabili, dal 1988 aveva lavorato alle officine di Roma Centocelle di Cotral, smontando apparecchiature e componenti elettrici contenenti amianto. Chiamata in giudizio l’azienda era riuscita a ottenere il rigetto in appello, con la motivazione che il lavoratore fosse fumatore e che il cancro che lo ha ucciso fosse quello del polmone e non il mesotelioma, tipica patologia correlata proprio al contatto con il pericoloso materiale.
In questa puntata di Extra, l’avvocato Ezio Bonanni dell’Osservatorio Nazionale Amianto spiega a Claudio Micalizio come mai in Italia, a 30 anni dalla sua messa al bando e ora che tutti ne conoscono la pericolosità, non sia così scontato per un lavoratore ottenere il risconoscimento dell’indennizzo per malattia professionale. Nella seconda parte del programma, invece, parleremo di Bancomat e Carte di Credito con i consigli per evitare truffe e raggiri anche d’estate: in collegamento Andrea Polo, dell’Ufficio Comunicazione di Facile.it