PONZA, ESPLODE MOTOPESCHERECCIO: I DUE FERITI SONO IN PROGNOSI RISERVATA
Ospite in collegamento Giuseppe Mallozzi, direttore di “TempoReale.info”
Si sono aggravate, purtroppo, le condizioni di una delle due persone rimaste ferite lunedì mattina a seguito di un’esplosione avvenuta a bordo di una motobarca ormeggiata presso il Molo Musco a Ponza. Ha riportato ustioni gravissime sul viso e agli arti superiori Maurizio Morlè. il saldatore di 42 anni che stava effettuando un intervento di manutenzione ad una cella frigorifera del peschereccio di proprietà di Mattia Coppa, 31 anni di Ponza.
Quanto è avvenuto poco dopo le 10 lo stanno cercando ora di ricostruire gli uomini della vicina Guardia Costiera dopo che l’esplosione e una fiammata alta circa venti metri hanno fatto scattare l’allarme nell’intera e trafficata area portuale. Ad avere la peggio è stato il saldatore che, eseguendo la manutenzione di una ghiacciaia, è rimasto avvolto dalle fiamme che si sono sprigionate da una bombola di gas a causa di una perdita.
Il saldatore e l’armatore istintivamente si sono gettati in mare ma le loro condizioni sono apparse subito serie ai primi soccorritori che chiedevano ed ottenevano l’intervento dei mezzi aerei del 118 con destinazione l’ospedale grandi ustionati Sant’Eugenio dove Morlè e Coppa si trovano ricoverati, in prognosi riservata.
Due sono le indagini aperte sull’episodio: la prima, amministrativa, del competete ufficio dell’Asl di Latina per accertare il rispetto delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, la seconda, penale, della Procura di Cassino in stretto coordinamento della Guardia Costiera di Ponza.
L’incidente è avvenuto a bordo di un peschereccio che probabilmente sarebbe dovuto essere trasformato, in considerazione del periodo estivo, in una barca destinata a compiere mini crociere attorno alla principale isola pontina.
SABAUDIA, SPUNTA UN MURO IN CEMENTO SULLA SPIAGGIA: SCOPPIA LA POLEMICA
Sta scatenando non poche polemiche il muro spuntato all’improvviso a pochi metri dal mare di Sabaudia, lasciando molti a chiedersi come sia possibile che sia stato eretto nonostante il vincolo di inedificabilità per i primi duecento metri dalla spiaggia. Sui social la discussione si è innescata, generando centinaia di commenti e mentre l’opposizione comunale alza la voce, presentando un’interrogazione sull’argomento.
Le polemiche si sono accese ancor di più quando un utente sui social media ha pubblicato una foto risalente al 2020, in cui al posto del muro si vede un recinto di legno. Un muro che sembrerebbe esserci da almeno venti anni, ma era nascosto dalla sabbia e dalle canne. Rimosse queste ultime il muro è tornato visibile agli occhi dei bagnanti. Questa evidente trasformazione del paesaggio marino ha suscitato ulteriori interrogativi sulla legalità dell’opera e sul ruolo delle autorità competenti nel suo monitoraggio.
La zona incriminata si trova nelle vicinanze del Promontorio, ed è qui che sorge l’imponente struttura, che alcuni descrivono come un muro in cemento, mentre altri insistono che non sia affatto di tale materiale. La controversia attorno a questa questione si sta rapidamente diffondendo sui social media, con molti utenti indignati per il possibile scempio perpetrato in uno dei luoghi più incantevoli del Lazio.
Da parte sua, il sindaco di Sabaudia Alberto Mosca, appena appresa la notizia, ha già dato disposizioni alla Polizia locale di eseguire verifiche, mentre l’Ente Parco dice di non avere responsabilità in quanto è stato costituito solo nel 2005 e, prima di quella data, gli abusi edilizi erano all’ordine del giorno.
Sull’argomento interviene il Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Circeo, Giuseppe Marzano. “Ogni giorno – dichiara – scopro aspetti del Parco Nazionale del Circeo che lo fanno apparire sempre più interessante e straordinario, soprattutto per le sue peculiarità naturalistiche e paesaggistiche. Di sicuro, colpiscono le centinaia di specie animali che vivono stabilmente in quest’area o che vi trascorrono parte della propria vita, sorprendono i numerosi habitat esistenti, alcuni di essi ormai assolutamente rarefatti a livello europeo. Ho dovuto, purtroppo, rendermi conto che la naturalità e la grande bellezza di questi posti poggia spesso su equilibri delicati e fragili, minacciati, negli anni, da eventi non proprio compatibili con un’area protetta così importante. Ad esempio: da decenni in una delle zone umide di importanza mondiale è attivo un poligono di tiro per l’addestramento con armi da fuoco; per molti anni si sono potuti costruire manufatti, anche sulla duna millenaria, senza alcun permesso edificatorio; sono state introdotte specie animali alloctone senza valutare i danni che avrebbero potuto arrecare agli habitat delle specie indigene; hanno tentato di far diventare, parte del lago di Paola, un porto turistico con migliaia di inquinanti barche a motore; utilizzato la spiaggia e la duna per eventi altamente invasivi, come gli spettacoli pirotecnici o veri e propri rave party con migliaia di persone esagitate dall’alto volume dei suoni emessi. Proprio in questi giorni, viene segnalata sui social l’apparizione di un muro imponente ai piedi della duna e giustamente si registra l’indignazione di residenti e semplici frequentatori dell’area.
Facendo un minimo di indagine si scopre che quel muro risale probabilmente a tempi antecedenti gli anni 2000. Il manufatto era mascherato, verso la spiaggia, oltre che dai cumuli di sabbia, da palizzate di cannucce, ora rimosse forse in attesa di rimetterne di nuove, che ne nascondevano l’evidenza e, in qualche modo, ne attenuavano il nefasto impatto visivo.
È mai possibile che, prima d’ora, nessuno l’avesse notato? Ora si cercano capri espiatori e, come a volte accade, si punta il dito verso l’Ente Parco. Dimenticando che quest’ultimo è stato istituito con un DPR del 2005, risultando effettivamente operativo solo dal 2007. Prima del 2005 sono stati commessi migliaia di abusi edilizi e quel muro potrebbe essere uno di quelli. Gli organi competenti svolgeranno tutti gli accertamenti e procederanno con le eventuali azioni sanzionatorie che riterranno opportune. Stiamo tracciando una linea di condotta per l’Ente Parco basata su tolleranza zero verso tutte le attività che potrebbero arrecare disturbo ai delicati equilibri ambientali del territorio che, speriamo, non ci impediscano di proseguire. Ben venga l’indignazione dei cittadini più sensibili di fronte a certe aberranti attività, sappiano che noi saremo sempre dalla loro parte!”.
GOLETTA DEI LAGHI: INQUINATI 4 DEI 6 PUNTI CAMPIONATI SUI LAGHI DI FONDI, SABAUDIA E FOGLIANO
Goletta dei Laghi 2023 inaugura la tappa laziale presentando i risultati delle analisi microbiologiche sulle acque dei bacini lacustri di Fondi, Sabaudia e Fogliano: oltre i limiti di legge, quattro dei sei punti campionati dal team di volontari e tecnici di Legambiente. Oggetto dei monitoraggi della campagna, come di consueto, sono canali e foci, i principali veicoli con cui l’inquinamento causato da cattiva depurazione o scarichi illegali arriva nei laghi.
I dati verranno discussi a Monte San Biagio (LT). Intervengono: Paola Marcoccia, presidente circolo Legambiente intercomunale Luigi di Biasio APS; Roberto Scacchi, presidente Legambiente Lazio; Elisa Scocchera, portavoce Goletta dei Laghi di Legambiente; Lucio de Filippis, direttore del parco naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi; Paolo Casale, il responsabile della cooperativa pescatori Lago di Fondi e Federico Carnevale, Sindaco di Monte San Biagio.
In tutti i laghi monitorati nel territorio della provincia di Latina continuano ad emergere criticità forti che chiediamo vengano affrontate con urgenza”, dichiara Roberto Scacchi, presidente Legambiente Lazio. “Ci sono scarichi illeciti e problematiche relative alle difficoltà depurative nei laghi costieri di Sabaudia, Fogliano e Fondi che dovrebbero essere invece un fiore all’occhiello di una vasta porzione territoriale, a ridosso del litorale. La ricchezza della biodiversità, dall’avifauna alle specie ittiche presenti, va tutelata al meglio aumentando la qualità della risorsa idrica, attraverso la quale generare green economy e sviluppo sostenibile per questi luoghi che ricadono peraltro in parchi regionali e nazionali. Non diamo giudizi complessivi sui laghi analizzati, ma indichiamo punti critici e chiediamo alle amministrazioni, ai gestori del servizio idrico e anche alla cittadinanza, di essere protagonisti del miglioramento ambientale necessario, mettendoci a disposizione nel continuare a indagare sulle cause dell’inquinamento e sulle azioni risolutive necessarie”.
“Il Lago di Fondi, una zona umida nel sud-pontino, è un serbatoio vitale di biodiversità. Legambiente si impegna a proteggerlo, sottolineandone l’importanza, ma mettendone anche in evidenza i problemi, con il solo scopo di mitigare gli impatti antropici”, dichiara Paola Marcoccia, presidente circolo Legambiente intercomunale Luigi di Biasio. “I dati della Goletta dei Laghi 2023 sui canali Acquachiara e confluenza dei canali San Magno-San Vito mostrano nuove criticità rispetto al passato. La situazione climatica potrebbe aver influito, ma è innegabile che sia necessario migliorare la qualità delle acque dei canali che alimentano il Lago. L’incontro odierno, con la partecipazione dei comuni, del Parco Ausoni, dei pescatori e di Legambiente, mira a discutere apertamente e approfondire le cause di tali problemi. Tra queste, l’assenza di interventi definitivi per completare le condotte fognarie nei comuni di Monte San Biagio e Fondi e la depurazione delle acque reflue. Ribadiamo l’importanza del “Contratto di Fiume e di Lago” per il Lago di Fondi come punto di partenza per definire obiettivi e strategie di tutela e salvaguardia”.