Qui la copertina della puntata di Extra “Lo Stato toglie soldi ai pensionati italiani in Bulgaria?”
“Il fenomeno è risaputo perché già da qualche anno se ne parla: sempre più pensionati scelgono di trasferirsi all’estero, in cerca di una miglior qualità della vita spendendo però meno di quanto accadrebbe in Italia. Anche le mete preferite sono note: Portogallo, isola di Cipro, Malta, Spagna e i paesi dell’Europa dell’Est come Romania, Bulgaria o Croazia sono autentici paradisi per chi può disporre di una pensione di almeno mille euro. A far la differenza, ovviamente, è la tassazione che mediamente in questi paesi è più bassa ma di norma l’opzione vale – e soprattutto conviene – soltanto se il cittadino italiano prende la residenza dello stato straniero e quindi può percepire l’ammontare lordo dell’assegno pensionistico, senza cioè le tasse che verrebbero applicate in Italia.
I criteri per essere considerati residenti fiscalmente all’estero sono in sostanza tre:
- non essere stati iscritti nell’anagrafe delle persone residenti in Italia per più della metà dell’anno, quindi 183 o 184 giorni, con contestuale iscrizione all’AIRE;
- non avere avuto il domicilio in Italia per più di metà dell’anno;
- non aver avuto dimora abituale in Italia per più della metà dell’anno.
Condizioni sulla carta semplici: il problema però è che i criteri di collegamento per la tassazione dei redditi da pensione di fonte italiana per pensionati trasferiti all’estero cambia da paese a paese, ma cambia per esempio anche se le pensioni sono private o pubbliche, ovvero se da lavoratore il pensionato sia stato dipendente di un’azienda privata o di un ente statale.
Se quindi in Slovacchia il reddito da pensione è esente da tassazione, il trasferimento conviene se il pensionato può pagare solo le tasse previste dal paese che lo ospita: capita però che alcuni stati facciano un accordo con l’Italia e introducano una doppia tassazione, e questo può avvenire in teoria in qualunque momento con il risultato che si è trasferito all’estero può addirittura ritrovarsi a pagare più di quello che avrebbe pagato se fosse rimasto in Italia.”
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