Perché in Italia ci sono tre milioni di disoccupati e le aziende dicono, da anni, di non trovare manodopera? Davvero è colpa del reddito di cittadinanza o, forse, anche gli imprenditori hanno qualche responsabilità perché, magari, offrono stipendi troppo bassi e senza adeguate garanzie? E i giovani: rifiutano di andare a fare i camerieri in bar e ristoranti perché sono viziati e non hanno voglia di fare sacrifici, oppure semplicemente non accettano troppi compromessi a differenza di quanto facevano genitori e nonni?
Da mesi i media raccontano le tante incongruenze di un mercato del lavoro a tratti schizofrenico, dove aumentano le assunzioni ma parimenti sono cresciute anche le dimissioni volontarie secondo un trend che, a livello mondiale, starebbe evidenziando un cambio di approccio verso il lavoro e la gestione di tempo e responsabilità. Ma poi nei dibattiti televisivi la polemica prende sempre il sopravvento e così i politici finiscono per buttare in rissa il confronto, con il risultato che gli slogan e le polemiche sostituiscono analisi e approfondimenti e non si riesce mai a fare chiarezza.
Ma tanto è chiassosa la televisione che discute di questi argomenti, altrettanto silenziosa è la politica che urla a favore di telecamera ma poi sembra ignorare del tutto ogni occasione per fare chiarezza sulle dinamiche occupazionali. E questo è un altro inspiegabile paradosso perché il lavoro, ormai, è sempre meno presente nei programmi dei partiti politici: sembra quasi che il tema oggi non interessi più, o forse venga percepito come troppo difficile da affrontare per farlo diventare anche solo uno slogan elettorale. Resta il fatto che oggi trovare in Italia un lavoro dignitosamente pagato sembra quasi come vincere un terno al lotto: questione di fortuna o di conoscenze, perché segnalazioni e raccomandazioni restano ancora oggi il principale biglietto di accesso al mercato occupazionale. E a dirlo sono le statistiche ufficiali, secondo cui in Italia meno del 2% dei collocamenti professionali passa tramite la rete dei centri per l’impiego.
Di questi temi, Claudio Micalizio parla ad Extra con Stefania Zolotti, direttore del gruppo editoriale Senza Filtro che da anni racconta le dinamiche del mondo del lavoro approfondendo con inchieste e reportage i temi più di attualità: in occasione della quinta edizione del Festival Nobilita, che andrà in scena il 15 e 16 maggio a Palazzo Esposizioni di Roma, la redazione ha predisposto un panel di relatori d’eccezione e un esclusivo sondaggio che per la prima volta ha chiesto ad una platea di intervistati se davvero gli italiani abbiano perso la voglia di lavorare. Nella seconda parte, invece, torniamo a fare il punto sul pasticcio del Superbonus 110%: dopo la decisione del governo di annullare il meccanismo di maturazione dei crediti fiscali, che era stato introdotto per finanziare i lavori senza esborso di denaro a carico delle famiglie proprietarie degli immobili da ristrutturare per un efficientamento energetico, decine di migliaia di imprese che hanno già eseguito i lavori rischiano il fallimento. L’esecutivo nei giorni scorsi ha annunciato di aver trovato una soluzione che non avrebbe impatto sui conti pubblici del paese e al contempo salverebbe le aziende: è davvero così? In collegamento Domenico Passarella, Vicepresidente Associazione Esodati del Superbonus.