In Italia si continua a morire sul posto di lavoro e accade ancora troppe volte. Secondo i dati dell’Inail nel 2022 le vittime sono state 1.090, con un incremento del 17% rispetto all’anno precedente: nonostante le leggi più severe e nonostante la crescente attenzione delle istituzioni (per la prima volta nella storia del paese, lo scorso 31 dicembre il Presidente Mattarella ha parlato del fenomeno nel tradizionale discorso di fine anno), il nostro paese si conferma ai vertici nella poco esaltante classifica dell’incidentalità in Europa.
Un triste primato che diventa ancora più impressionante se si guardano anche i dati relativi al novero complessivo degli infortuni: allo scorso 31 dicembre, gli episodi denunciati all’Istituto previdenziale erano quasi 698mila, con un incremento del 25% rispetto al 2021 secondo un trend in crescita anche negli anni precedenti. Chi rimane coinvolto in questi episodi e non perde la vita, spesso riporta gravi ferite e talvolta un’invalidità che lo accompagnerà per tutto il resto della sua esistenza: un ulteriore carico di dolore ma anche un aggravo di costi per la spesa sociale della collettività di cui, però, non si ha abbastanza consapevolezza.
E così anche quest’anno le celebrazioni in occasione della Festa del 1° maggio sono inevitabilmente dedicate al tema della sicurezza sul lavoro: la priorità non è più solo quella di garantire a tutti un’occupazione, ma battersi perché questa sia economicamente riconosciuta in modo adeguato e soprattutto sicura. Le stime dell’Inail confermano che c’è ancora molto da fare: se degli infortuni mortali registrati lo scorso anno 790 sono avvenuti sul luogo di lavoro e 300 quelli rilevati in itinere, preoccupa l’aumento dei casi tra i lavoratori giovanissimi, con 22 casi sotto i 20 anni.
Ma perché così tanti morti sul lavoro? Le leggi contro questo fenomeno sono adeguate o andrebbero modificate? E a che punto è la formazione che nelle aziende e negli uffici andrebbe svolta obbligatoriamente? Claudio Micalizio ne ha parlato con Alberto Verzulli, Presidente regionale di Anmil (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro) nel Lazio, ospite nella prima parte di questa puntata di Extra. Nella seconda parte, come ogni venerdì, riflettori puntati su Viterbo e il territorio della Tuscia: insieme a Gaetano Alaimo, direttore del quotidiano online NewTuscia.it abbiamo ripercorso i fatti in primo piano dell’ultima settimana e approfondito i temi che fanno discutere il territorio. Nella settimana in cui il capoluogo è balzato agli onori della cronaca nazionale per il gesto del presidente della locale sezione dell’Anpi, Enrico Vezzetti, che alle celebrazioni per il 25 aprile non ha voluto stringere la mano per protesta al sottosegretario Vittorio Sgarbi, che tra l’altro è assessore comunale proprio a Viterbo, la cronaca riferisce di un’operazione delle forze dell’ordine che hanno arrestato gli autori di una serie di truffe compiute in provincia ai danni di ignari cittadini.