Ogni anno le stesse polemiche: perché il 25 aprile è così divisivo? Perché la Festa della Liberazione, una delle primissime feste civili istituite nell’immediato secondo dopoguerra quando ancora l’Italia non aveva neppure scelto di diventare una Repubblica, riesce a infiammare il dibattito politico nazionale tenendo banco?
La data ha un forte valore storico, più ancora che simbolico: il 25 aprile 1943 il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia ordina l’insurrezione generale di tutti i gruppi combattenti per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo e a Milano, in una città in sciopero, arrivano i partigiani di tutte le zone circostanti. Dovrebbe essere una data condivisa, perché l’Italia democratica di oggi nasce proprio da quel periodo ma da sempre la ricorrenza è pretesto per slogan, proteste e contestazioni.
Storici e sociologi hanno cercato negli ultimi 70 anni di spiegare come mai questa festa sia così aspramente divisiva e una spiegazione abbastanza condivisa ritiene che l’anniversario della riconquista della libertà venga visto in realtà come la vittoria di una parte di italiani sull’altra, quindi da una parte i vincitori e dall’altra i vinti: gli oppositori al regime contro quanti erano stati favorevoli a Benito Mussolini.
A questa polemica di matrice storica e sociologica si aggiungono ogni anno le schermaglie politiche, e chissà quanto sono realmente fondate sul valore intrinseco della celebrazione piuttosto che semplicemente strumentali per tenere alto il tono dello scontro tra i partiti: è sempre accaduto e, ovviamente, non poteva non accadere proprio quest’anno in cui al governo c’è una coalizione di centro destra con il presidente del consiglio espresso da un partito, Fratelli d’Italia, le cui radici in qualche modo si richiamano a idee e valori propri di quell’epoca così lontana, anche se in più occasioni Giorgia Meloni e altri esponenti della coalizione hanno preso formalmente le distanze dagli eccessi e dagli orrori del fascismo.
Ma la Festa della Liberazione potrà mai diventare una festa condivisa o è la conferma che restiamo un popolo sempre pronto a spaccarsi? In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio lo ha chiesto a Federico Zuolo, docente di Filosofia politica all’Università degli studi di Genova.
Nella seconda parte, invece, torneremo a fare il punto sulla vicenda di Jj4, l’orsa che in Trentino è stata catturata per aver aggredito alcune settimane orsono Andrea Papi, il runner 26enne di Caldes: Claudia Taccani, legale dell’Organizzazione Internazionale Protezione Animali che ha preso posizione contro l’abbattimento dell’animale, spiega perchè uccidere l’orsa sarebbe soltanto una vendetta che non permetterebbe di accertare la dinamica dell’incidente e se vi siano state responsabilità da parte degli enti locali che dovrebbero governare la convivenza tra uomo e specie animali selvatiche.