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I MISTERI DEL “CODICE RATZINGER” (con Andrea Cionci)

 

Andrea Cionci, Storico dell’arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione per alcune delle più importanti testate italiane come La Stampa, Quotidiano nazionale e Libero.

 

Scopritore della sede impedita e del “codice comunicativo” di Sua Santità Benedetto XVI costretto in “sede impedita”, alla fine di maggio 2022 Andrea Cionci ha pubblicato il Libro-inchiesta “Codice Ratzinger” che riassume il lavoro di due anni di indagini e oltre 200 articoli, lavoro avallato da insigni studiosi italiani e stranieri.

Papa Benedetto, costretto a togliersi di mezzo dai poteri globalisti e dalla fronda ecclesiastica modernista che sosteneva Bergoglio, nel 2013 non ha affatto abdicato, ma ha “messo alla prova” i suoi nemici con una candida, sincera dichiarazione (la famosa “Declaratio”) in cui, rinunciando all’esercizio del potere, si ritirava in Sede impedita, uno status canonico parallelo alla sede vacante, ma nel quale il papa è prigioniero e impossibilitato a comunicare liberamente.

Così, egli è rimasto il papa a tutti gli effetti, benché contemplativo e privato della facoltà di governare, e i suoi nemici, accontentandosi del primo atto che parlasse di “rinuncia”, si sono scismati e annullati da soli convocando un conclave nullo a papa né morto, né abdicatario.

Dichiarazioni forti e per chi è all’oscuro dei passaggi che hanno portato alle presunte dimissioni di Papa Benedetto, delle anomalie contenute nella “Declaratio” con cui Papa Benedetto si sarebbe dimesso e a digiuno di diritto canonico. Un duro colpo per quei fedeli che non hanno mai dubitato delle sue dimissioni e che hanno accolto Bergoglio come il nuovo e unico Papa.

Dichiarazioni forti e dirompenti, che però non provengono da teorie strampalate, da elucubrazioni mentali o equilibrismi da detective allo sbaraglio, insomma Cionci non è certo un complottista, è uno studioso che sa benissimo di cosa sta parlando, non a caso le prove che porta a sostegno della sua tesi sono solidissime e si basano su una scrupolosa indagine del diritto canonico, della forma e del linguaggio, il latino della “Declaratio”.

Si svela così il mistero del doppio papato: “una sorta di ministero allargato” fra due papi, sì, ma uno legittimo-contemplativo (Benedetto XVI) e l’altro illegittimo-attivo (Bergoglio). Per distinguersi dall’antipapa, Benedetto è, dunque, l’”emerito”, non “il papa in pensione” (giuridicamente impossibile e, infatti, inesistente), ma “colui che merita”, che “ha diritto” di essere papa, dal verbo latino emereo.

È quello che Cionci ha chiamato “Codice Ratzinger”, uno stile comunicativo che ricalca in modo totale quello di Gesù coi suoi nemici ed è destinato a chi “ha orecchie per intendere”.

Chi lo dice? Intanto, una ventina di specialisti, teologi, canonisti, giuristi e latinisti che hanno tradotto correttamente la Declaratio dal latino, dove il verbo vacet non sta per “sede vacante”, bensì per “sede vuota”; ma soprattutto è lo stesso papa Benedetto che lo spiega con un linguaggio estremamente preciso, ma sottilmente logico, dovuto al fatto che, essendo giuridicamente in prigionia, non può parlare liberamente.

Nel 1983 Giovanni Paolo II e il card. Ratzinger modificarono il diritto canonico prevedendo la scissione dell’incarico papale in due: munus e ministerium, titolo di papa ed esercizio pratico del potere. In questo modo hanno preparato la strada al piano B adottato da Ratzinger a parte dal 2013?

Ratzinger non è mai stato esplicito nell’indicare l’illegittimità di Bergoglio però verso la fine di novembre, papa Benedetto, per bocca di Mons. Gaenswein, ha dichiarato che “la risposta, per chi non crede”, è nel libro di Geremia. Cosa si legge in questo libro? Si legge, giustappunto: “Io sono impedito”.

Già nel conclave del 2005, il gruppo di San Gallo aveva provato a contrastare la nomina di Ratzinger a papa, in che modo? Opponendogli la candidatura del cardinale argentino Josè Mario Bergoglio

Con il supporto di gran parte dei media, contro il Papa teologo (“il pastore tedesco” titolava il quotidiano Il Manifesto il giorno dopo la sua elezione) veniva avviata una campagna di denigrazione, basata sulla manipolazione delle sue dichiarazioni (o su una loro subdola interpretazione); si pensi alle polemiche sollevate in seguito al discorso di Ratisbona (del 12 settembre 2006) o a quelle relative alle affermazioni sull’AIDS (del 17 marzo 2009). Tale opera denigratoria portò alla rinuncia della Santa Sede ad accettare l’invito dell’Università di Roma di avere il Pontefice come relatore in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico; ciò a causa del clima rovente creato da parte di numerosi esponenti del mondo scientifico in merito alla sua partecipazione (oltre settecento tra professori e scienziati nel mese di novembre del 2007 inviarono una lettera in cui si opponevano all’intervento del Papa).

Cionci sottolinea che Ratzinger a) non era afflitto da mali incurabili; b) decideva di farsi chiamare “Papa emerito”; c) continuava a indossare la “talare” bianca; d) non lasciava la residenza del Vaticano; e) formulava dimissioni “postdatate”.

Nel 2008 viene eletto Barak Obama, le cui priorità erano omosessualismo, gender, eutanasia e aborto. Ideologie inconciliabili con l’argine posto dalla Chiesa di Benedetto XVI a difesa dei valori non negoziabili della dottrina cristiana. E si scateno un’ulteriore ostilità nei confronti di Ratzinger come evidenziato dai file di wikileaks che rivelarono addirittura un tentativo di rivolta all’interno della chiesa americana.

nel 2019, uscivano altri suoi tre libri sulle cui copertine è ben visibile il suo nome da pontefice a carattere cubitali, lo stemma araldico con le chiavi di san Pietro e la sua firma intervallata dall’acronimo PP (“Benedetto PP XVI” dove PP sta per “Pontifex Pontificum” ovvero “Pontefice dei Pontefici”).

A gennaio 2020 alcune sue riflessioni sul celibato dei sacerdoti (contenute nel libro Dal profondo dei nostri cuori redatto con il cardinale Sarah) si ponevano in netto contrasto con gli orientamenti sul tema assunti dal sinodo sull’Amazzonia tenutosi nel mese di ottobre 2019 (favorevole a rimuovere il vincolo del celibato)

Nel mese di maggio del 2020 veniva pubblicata una sua biografia (Benedetto XVI. Una vita) nella quale il Papa emerito affronta il problema dell’apostasia nella società e nella Chiesa; egli in particolare afferma che l’aborto, il matrimonio tra omosessuali e la creazione di esseri umani in laboratorio sono i segni della presenza del potere spirituale dell’Anticristo e che nell’attuale società si sta affermando la dittatura del relativismo che “scomunica” tutti coloro che dissentono dall’opinione dominante.

Non sono mancati gli attacchi: don Ariel Levi di Gualdo, ha pubblicato sul suo sito la lettera falsa di Mons. Gaenswein (da lui misteriosamente “ricevuta da fonti anonime”), ma scritta con licenza word a intestata proprio a don Ariel Levi di Gualdo

Il giorno 30 ottobre, dietro iniziativa personale di due fedeli, Cionci presenta il libro inchiesta “Codice Ratzinger” presso un noto albergo di Asti.

Alla conferenza partecipa, in abiti borghesi, anche un sacerdote, (di cui, su sua richiesta, non faremo il nome) che prende discretamente posto nelle ultime file.

Il 31, il giorno dopo, il padre viene convocato dal vicario generale di una diocesi del Nord, e GLI VIENE TOLTA LA PARROCCHIA.

Il povero sacerdote viene colto da malore e finisce ricoverato in OSPEDALE.

Andrea Cionci

Storico dell’arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione per alcune delle più importanti testate italiane come La Stampa, Quotidiano nazionale e Libero. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di ricerca scientifica su Plinio il Vecchio, recensito anche dal New York Times, è stato reporter nei teatri operativi dell’Afghanistan e dal Libano, e da imprese esplorative in Kenya e sull’Himalaya. Nominato a 36 anni Cavaliere al Merito della Repubblica per il suo impegno culturale, ha pubblicato il saggio musicologico “Il tenore collezionista”, di risonanza internazionale, dedicato al primo interprete della Bohème di Puccini; il romanzo “Eugénie” (Bibliotheka), e prodotto vari testi di storia militare inseriti anche in pubblicazioni dello Stato Maggiore della Difesa e dell’Esercito. Ha ispirato la ricostruzione industriale in peso e dimensioni reali del perduto primo carro armato italiano, il Fiat 2000, del 1917, oggi esposto presso il Museo Civico delle Forze Armate di Vicenza.

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